Racconto breve di Demetrio Della Bonarda, carpentiere presso l’Opificio Torricelli.
C’era una volta una piazzetta, a Incidere sul Lambrusco, dove oggi sorge l’obelisco in memoria di Ovidio Mesmer-Krafen (Maestro della cartapesta).
Questa piazzetta si chiamava Piazza Marocco Controllo-Mesmer, nonno del mediatore politico Pachistano Controllo-Mesmer.
In Piazza Marocco Controllo-Mesmer viveva Santina Zuckinger, lontana parente di Ermeta (moglie elvetica del Budrioni).
Santina era una bella ragazza, aveva 18 anni al tempo in cui si svolse questa storia, ed era benvoluta da tutto il vicinato.
Frequentava l’ultimo anno del liceo artistico “Mario Nosocomio” avente sede a Incidere in Largo Emilio Largo.
Nella sua classe, composta da 19 studenti (come da decreto comunale n.ro 177/3 votato all’unanimità su proposta dell’Assessore Clemente Ob, le classi a Incidere dovevano essere composte tassativamente da 19 studenti. Quando non si raggiungeva il numero venivano messi in classe dei manichini).
La classe a cui apparteneva Santina era la quinta B. Facevano parte di questa classe, oltre a Santina, 17 manichini e Oleg Bartezzaghi nonno di quel Porcaro Bartezzaghi che anni dopo intraprenderà con successo la carriera di testimone di nozze.
Santina e Oleg occupavano rispettivamente il primo banco della fila di sinistra e l’ultimo banco della fila di destra.
Questo perchè i due si odiavano reciprocamente.
Il 23 ottobre di quell’anno, un giovedì ventoso come solo sanno essere ventosi i giovedì ad Incidere, Oleg e Santina erano in classe e stavano seguendo la lezione di “Osmosi 7-12” tenuta dal Professor Melchiorre Finazzo, esperto internazionale nel gioco dei dadi con specifica specializzazione nel gioco del seven eleven, detto anche CRAPS.
Uno dei manichini, quello posto in terza fila nel lato destro, vicino alla finestra, che veniva amichevolmente chiamato da Oleg e Santina “orecchione” perchè aveva orecchie molto sproporzionate, durante la frase del Finazzo: “E quindi dopo l’uscita di un doppio 3 è d’uopo rimuovere la puntata sul big 8 in quanto…” cadde rovinosamente a terra a causa del vento impetuoso che entrava dalla finestra lasciata accostata.
Il forte rumore prodotto dalla caduta di “orecchione” non lasciò indifferente la bidella, Elvira Papeggia, nonna del famoso Nunzio.
Ella accorse preoccupata, aprì la porta della classe e davanti ai suoi occhi apparve la seguente,orribile scena:
Melchiorre Finazzo con ancora in mano un dado da gioco era a terra, la bocca spalancata, versava in un lago di sangue. I due ragazzi, Oleg e Santina, si tenevano abbracciati per la paura.
“Orecchione” giaceva ancora a terra.
Elvira, terrorizzata, guardava i ragazzi e non capiva (però il pane con lui lo divideva).
Dopo alcuni istanti di forte tensione, Oleg cominciò a balbettare… “Il manichino…”.
Santina scoppiò a piangere.
Elvira raccolse le forze e uscì dall’aula.
Si diresse in segreteria dove trovò Costantino Bonacci-Pardo, prozio del famoso critico d’arte Giulio Cesare Bonacci-Pardo, che era il Preside dell’istituto “Nosocomio”.
Bofonchiando frasi sconnesse attirò l’attenzione del Preside che con calma la fece sedere e tentò di capire cosa potesse essere successo.
“Nell’aula… la quinta B, il professor Finazzo, sangue, manichino a terra, ragazzi…”
Una serie di frasi sconnesse che comunque indirizzarono il Bonacci-Pardo verso l’aula della quinta B.
La porta socchiusa, il preside con delicatezza aprì l’uscio e si trovò davanti la scena che la bidella Elvira aveva provato a descrivergli.
All’occhio attento del Bonacci-Pardo qualcosa non quadrava.
I due ragazzi continuavano a tenersi abbracciati per la paura che avevano provato.
Il professor Finazzo aveva continuato a perdere sangue e “Orecchione” continuava a giacere a terra.
Ma come dicevamo, qualcosa al Bonacci-pardo continuava a non tornare.
Meccanicamente contò i manichini nell’aula…
Oltre ad “Orecchione” erano presenti quindici manichini.
“1+15+2=18” cachinnò il Preside.
“MANCA UN MANICHINO” strillò Santina, risvegliando Oleg dal suo torpore e facendogli pensare “che voce di merda che ha questa zoccola”.
E fu in quel momento che i due ragazzi ed il Preside si accorsero che, alla maniglia della finestra spalancata, era appeso un foglio.
Un foglio sul quale,con calligrafia incerta, era scritto:
[continua]